La Professoressa Brandi in prima fila nella Giornata Nazionale della Salute della Donna

Il 22 aprile ricorre la Giornata Nazionale della Salute della Donna, un momento importante per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle patologie e i problemi di salute che affliggono in particolare l’universo femminile.

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Il 22 aprile si celebra la Giornata Nazionale della Salute della Donna, un evento importante per mettere in evidenza tutte quelle patologie che riguardano strettamente l’universo femminile, la prevenzione, nonché la cura e l’assistenza di chi ne soffre.

In occasione di questa data la Professoressa Maria Luisa Brandi, negli anni, si adopera nel sottolineare il valore della ricorrenza, attraverso iniziative di divulgazione, interviste o passaggi televisivi in programmi di divulgazione scientifica. Il focus è sempre mettere in evidenza l’importanza della prevenzione, la necessità di continuità nelle cure e dell’assistenza. Questi aspetti nel recente passato sono stati messi a dura prova dalla diffusione del Covid 19: anche se è ormai trascorso qualche tempo dall’epidemia, recuperare il terreno perduto non è facile. Occorre quindi ancora continuare a ribadire la necessità di uno sforzo per ritornare, non solo ai livelli pre-covid, ma per avanzare nella lotta a quelle patologie che non possono essere alla ribalta solo un giorno all’anno, ma che si devono fronteggiare in ogni momento.

Tra le patologie che riguardano più strettamente l’universo femminile c’è l’osteoporosi. Anche se questa condizione di fragilità delle ossa non è esclusiva del mondo delle donne (al contrario, un uomo dopo i 50 anni ha una più alta probabilità di subire una frattura da osteoporosi che di essere colpito dal cancro alla prostata), nel quinquennio dopo la menopausa, le donne vanno incontro a una rapida perdita di massa ossa, che le mette più a rischio di venirne colpite rispetto alla vita precedente.

“Occorre sempre mantenere alta l’attenzione generale su questa patologia: anche se l’epidemia da Covid 19 è passata, quel periodo continuerà a presentarci il conto, sia a causa della minore mobilità e del minor numero di ore trascorse all’aria aperta nei mesi della fase acuta della pandemia, ma soprattutto – ha dichiarato la Professoressa Brandi – perché molte donne, in quel momento, hanno interrotto controlli periodici e terapie e non le hanno più riprese cosa questa molto pericolosa”.

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